Guidebook for Siracusa

Francesco
Guidebook for Siracusa

Arts & Culture

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Kuil Apollo
Largo XXV Luglio
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Sightseeing

Nella parte alta dell’isola di Ortigia, il sito ove sorge il Duomo di Siracusa era destinato, fin dall'antichità, a ospitare un luogo di culto. A un tempio eretto nel VI secolo a.C., si sostituì il Tempio di Atena (o Minerva), innalzato in onore della dea dal tiranno Gelone, dopo la grande vittoria di Imera (480 a.C.) contro i Cartaginesi. Nel VII secolo, all’epoca del vescovo Zosimo, il tempio di Atena fu inglobato in un edificio cristiano, dedicato alla Natività di Maria: in particolare, furono innalzati muri a chiudere lo spazio tra le colonne del peristilio e aperte otto arcate nella cella centrale, per permettere il passaggio alle due navate laterali così ottenute. Le imponenti colonne doriche sono ancora oggi visibili sul lato sinistro, sia all'esterno sia all'interno dell'edificio. Forse trasformata in moschea durante la dominazione araba, la chiesa fu rimaneggiata in epoca normanna. Il terremoto del 1693 causò vari danni, tra cui il crollo della facciata. La facciata attuale – capolavoro dell’architetto palermitano Andrea Palma, e una delle migliori testimonianze barocche di Siracusa – fu realizzata fra il 1728 e il 1754. Essa s’innalza su un’imponente scalinata ed ha la colonna come modulo compositivo. Il prospetto è a due piani, coronati da un frontone. Opera di Ignazio Marabitti sono le due statue che affiancano la scalinata (San Pietro e San Paolo) e quelle che ornano il secondo ordine (San Marciano, Santa Lucia e, nell’edicola centrale, la cosiddetta Vergine del Piliere). L'ingresso è preceduto da un atrio con un bel portale fiancheggiato da due colonne a torciglioni, lungo le cui spire si avvolgono rami d'uva. L'interno è a tre navate e a impianto basilicale. La navata centrale è coperta da un cinquecentesco soffitto ligneo a travature scoperte. Il pavimento, marmoreo e policromo, fu voluto dal vescovo Bellomo e realizzato nel 1444. Il lato destro della navata laterale è delimitato dalle colonne del tempio, che oggi danno accesso alle cappelle. Nella prima cappella è conservato un bel fonte battesimale, formato da un cratere greco in marmo sostenuto da sette leoncini in ferro battuto del Duecento. La cappella di Santa Lucia presenta un bel paliotto argenteo del Settecento. Nella nicchia è conservata la splendida statua d’argento della santa, opera di Pietro Rizzo (1599). L’ampia cappella del Crocefisso, in fondo alla navata destra, accoglie una tavola con San Zosimo, forse di Antonello da Messina; all’altare della cappella è una croce in legno di stile bizantino. Fra le altre opere d’arte conservate in Duomo, spiccano le molte statue dei Gagini, tra cui quella della Vergine (di Domenico) e di Santa Lucia (di Antonello) lungo la navata laterale sinistra, e la Madonna della Neve (di Antonello) nell'abside sinistra. Vi si trovano pure quadri su legno e su tela di epoca bizantina; un artistico coro in noce del Quattrocento; un organo e la cantoria in legno dorato con ornamenti a stile corinzio, pure risalenti al Quattrocento.
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Piazza Duomo
Piazza Duomo
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Nella parte alta dell’isola di Ortigia, il sito ove sorge il Duomo di Siracusa era destinato, fin dall'antichità, a ospitare un luogo di culto. A un tempio eretto nel VI secolo a.C., si sostituì il Tempio di Atena (o Minerva), innalzato in onore della dea dal tiranno Gelone, dopo la grande vittoria di Imera (480 a.C.) contro i Cartaginesi. Nel VII secolo, all’epoca del vescovo Zosimo, il tempio di Atena fu inglobato in un edificio cristiano, dedicato alla Natività di Maria: in particolare, furono innalzati muri a chiudere lo spazio tra le colonne del peristilio e aperte otto arcate nella cella centrale, per permettere il passaggio alle due navate laterali così ottenute. Le imponenti colonne doriche sono ancora oggi visibili sul lato sinistro, sia all'esterno sia all'interno dell'edificio. Forse trasformata in moschea durante la dominazione araba, la chiesa fu rimaneggiata in epoca normanna. Il terremoto del 1693 causò vari danni, tra cui il crollo della facciata. La facciata attuale – capolavoro dell’architetto palermitano Andrea Palma, e una delle migliori testimonianze barocche di Siracusa – fu realizzata fra il 1728 e il 1754. Essa s’innalza su un’imponente scalinata ed ha la colonna come modulo compositivo. Il prospetto è a due piani, coronati da un frontone. Opera di Ignazio Marabitti sono le due statue che affiancano la scalinata (San Pietro e San Paolo) e quelle che ornano il secondo ordine (San Marciano, Santa Lucia e, nell’edicola centrale, la cosiddetta Vergine del Piliere). L'ingresso è preceduto da un atrio con un bel portale fiancheggiato da due colonne a torciglioni, lungo le cui spire si avvolgono rami d'uva. L'interno è a tre navate e a impianto basilicale. La navata centrale è coperta da un cinquecentesco soffitto ligneo a travature scoperte. Il pavimento, marmoreo e policromo, fu voluto dal vescovo Bellomo e realizzato nel 1444. Il lato destro della navata laterale è delimitato dalle colonne del tempio, che oggi danno accesso alle cappelle. Nella prima cappella è conservato un bel fonte battesimale, formato da un cratere greco in marmo sostenuto da sette leoncini in ferro battuto del Duecento. La cappella di Santa Lucia presenta un bel paliotto argenteo del Settecento. Nella nicchia è conservata la splendida statua d’argento della santa, opera di Pietro Rizzo (1599). L’ampia cappella del Crocefisso, in fondo alla navata destra, accoglie una tavola con San Zosimo, forse di Antonello da Messina; all’altare della cappella è una croce in legno di stile bizantino. Fra le altre opere d’arte conservate in Duomo, spiccano le molte statue dei Gagini, tra cui quella della Vergine (di Domenico) e di Santa Lucia (di Antonello) lungo la navata laterale sinistra, e la Madonna della Neve (di Antonello) nell'abside sinistra. Vi si trovano pure quadri su legno e su tela di epoca bizantina; un artistico coro in noce del Quattrocento; un organo e la cantoria in legno dorato con ornamenti a stile corinzio, pure risalenti al Quattrocento.
Nasce ad una sorgente d'acqua dolce e che sgorga a qualche metro dal mare, nell'isola di Ortigia. Forma un piccolo laghetto semicircolare pieno di pesci e dove il verde trionfa e crescono rigogliose le piante degli unici papiri presenti in Europa. Rimaneggiata più volte nei secoli, l'aspetto attuale è del 1847; in questo spazio anatre e pesci popolano il meraviglioso e incantato spaccato siracusano. Il fascino della Fonte, ha certamente affascionato molti poeti e scrittori che ne hanno documentato la bellezza. E' dedicata la mito più famoso di Siracusa: la ninfa Aretusa. Secondo la mitologia, la giovane era oggetto dell'amore di Alfeo, ma non ricambiava il suo sentimento, anzi rifuggiva da lui, finchè stanca delle sue insistenze chiese aiuto a Diana. La Dea la avvolse in una spessa nube trasformandola in una fonte sul lido di Ortigia. Alfeo,non sapeva darsi pace. Gli dei ne ebbero pietà e Giove l'onnipotente lo tramutò nel fiume che sgorga nel porto grande di Siracusa, così da rimanere accanto alla sua bella amata. Per tradizione locale viene chiamata anche "a funtana re papiri". Tutto questo fa dell'attuale fonte Aretusa un luogo piacevole da visitare e una meta turistica obbligatoria. Ricordandosi poi del mito e appoggiandosi alla ringhera in ferro che sovrasta la fonte, il visitatore avrà la sensazione di vedere le scene del mito perchè il luogo è così pieno di magia che ne rimarrà coinvolto. E' famoso a Siracusa il passeggiare, specie al tramonto, lungo la Fonte Aretusa e vedere il sole scendere all'orizzonte dietro i Monti Iblei. Orazio Nelson rimase incanto dalla fonte, e quando sostò a Siracusa nel giugno del 1798, prima di affrontare Napoleone ad Abukir scrisse: " Grazie ai vostri sforzi noi ci siamo riorniti di viveri es acqua e sicuramente attinto alla Fonte Aretusa, la vittoria non ci può mancare"
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Mata Air Arethusa
Largo Aretusa
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Nasce ad una sorgente d'acqua dolce e che sgorga a qualche metro dal mare, nell'isola di Ortigia. Forma un piccolo laghetto semicircolare pieno di pesci e dove il verde trionfa e crescono rigogliose le piante degli unici papiri presenti in Europa. Rimaneggiata più volte nei secoli, l'aspetto attuale è del 1847; in questo spazio anatre e pesci popolano il meraviglioso e incantato spaccato siracusano. Il fascino della Fonte, ha certamente affascionato molti poeti e scrittori che ne hanno documentato la bellezza. E' dedicata la mito più famoso di Siracusa: la ninfa Aretusa. Secondo la mitologia, la giovane era oggetto dell'amore di Alfeo, ma non ricambiava il suo sentimento, anzi rifuggiva da lui, finchè stanca delle sue insistenze chiese aiuto a Diana. La Dea la avvolse in una spessa nube trasformandola in una fonte sul lido di Ortigia. Alfeo,non sapeva darsi pace. Gli dei ne ebbero pietà e Giove l'onnipotente lo tramutò nel fiume che sgorga nel porto grande di Siracusa, così da rimanere accanto alla sua bella amata. Per tradizione locale viene chiamata anche "a funtana re papiri". Tutto questo fa dell'attuale fonte Aretusa un luogo piacevole da visitare e una meta turistica obbligatoria. Ricordandosi poi del mito e appoggiandosi alla ringhera in ferro che sovrasta la fonte, il visitatore avrà la sensazione di vedere le scene del mito perchè il luogo è così pieno di magia che ne rimarrà coinvolto. E' famoso a Siracusa il passeggiare, specie al tramonto, lungo la Fonte Aretusa e vedere il sole scendere all'orizzonte dietro i Monti Iblei. Orazio Nelson rimase incanto dalla fonte, e quando sostò a Siracusa nel giugno del 1798, prima di affrontare Napoleone ad Abukir scrisse: " Grazie ai vostri sforzi noi ci siamo riorniti di viveri es acqua e sicuramente attinto alla Fonte Aretusa, la vittoria non ci può mancare"
La Galleria Regionale di Palazzo Bellomo venne realizzata nel 1940 come rivisitazione della raccolta medioevale e moderna dal complesso preistorico e classico del "Museo Archeologico Nazionale". Il fulcro di questa raccolta è costituito da opere d'arte provenienti da chiese e conventi soppressi, di Siracusa e di altre località della Sicilia orientale. Succesivamente e progressivamente la raccolta si è arricchita di reperti e opere provenienti da acquisti, donazioni, raccolte private e monumenti. La visita comincia dal pianterreno, diviso in 4 sale, dove vi è l'ala più antica del palazzo, risalente all'età federiciana con ampi vani quadrangolari, coperti da volte a crociera. Oltre il cortile catalano, a ridosso della scala, vi è il Cortile delle Palme (XVIII° secolo), lungo le cui pareti sono raccolti stemmi Siracusani marmorei, sia civili che religiosi, di diversa provenienza, fra cui il grande stemma con l'insegna cittadina raffigurante il castello e i monumentali stemmi vicereali spagnoli (originariamente sulla Porta Reale e sulla Porta di Ligne). Salendo per la bella scala catalana e percorsa la loggia, si accede al primo piano, che è diviso in 16 sale, numerate da 5 a 20. L'ordinamento museale è concepito secondo un criterio rigorosamente cronologico. L'esposizione si svolge su due piani. Tra le opere più significative, si segnalano: i "Polittici" del Quattrocento, opere d'arte (fra l'altro ben tenute) molto importanti in quanto di ascendenza bizantina e di scuola catalana (la cosiddetta "Corona d'Aragona"), di cui si hanno pochissimi altri esempi in Sicilia; l'Annunciazione di Antonello da Messina, olio su tavola di tiglio del 1474 (cm 180x180) Piano terra sale 1 - 4: sculture dall'età bizantina al secolo XVI; carrozze dei secoli XVIII e XIX; i polittici quattrocenteschi sala 3: sculture dei Gagini e di Giovan Battista Mazzolo Piano primo sale 5 - 9: pinacoteca sala 6: l'Annunciazione di Antonello da Messina sale 10 - 18: sezione delle arti decorative (argenti, presepi, parati, mobili, gioielli, ceramiche) sala 12: i presepi, sala 15 le ceramiche
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Bellomo Palace Regional Gallery
14 Via Capodieci
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La Galleria Regionale di Palazzo Bellomo venne realizzata nel 1940 come rivisitazione della raccolta medioevale e moderna dal complesso preistorico e classico del "Museo Archeologico Nazionale". Il fulcro di questa raccolta è costituito da opere d'arte provenienti da chiese e conventi soppressi, di Siracusa e di altre località della Sicilia orientale. Succesivamente e progressivamente la raccolta si è arricchita di reperti e opere provenienti da acquisti, donazioni, raccolte private e monumenti. La visita comincia dal pianterreno, diviso in 4 sale, dove vi è l'ala più antica del palazzo, risalente all'età federiciana con ampi vani quadrangolari, coperti da volte a crociera. Oltre il cortile catalano, a ridosso della scala, vi è il Cortile delle Palme (XVIII° secolo), lungo le cui pareti sono raccolti stemmi Siracusani marmorei, sia civili che religiosi, di diversa provenienza, fra cui il grande stemma con l'insegna cittadina raffigurante il castello e i monumentali stemmi vicereali spagnoli (originariamente sulla Porta Reale e sulla Porta di Ligne). Salendo per la bella scala catalana e percorsa la loggia, si accede al primo piano, che è diviso in 16 sale, numerate da 5 a 20. L'ordinamento museale è concepito secondo un criterio rigorosamente cronologico. L'esposizione si svolge su due piani. Tra le opere più significative, si segnalano: i "Polittici" del Quattrocento, opere d'arte (fra l'altro ben tenute) molto importanti in quanto di ascendenza bizantina e di scuola catalana (la cosiddetta "Corona d'Aragona"), di cui si hanno pochissimi altri esempi in Sicilia; l'Annunciazione di Antonello da Messina, olio su tavola di tiglio del 1474 (cm 180x180) Piano terra sale 1 - 4: sculture dall'età bizantina al secolo XVI; carrozze dei secoli XVIII e XIX; i polittici quattrocenteschi sala 3: sculture dei Gagini e di Giovan Battista Mazzolo Piano primo sale 5 - 9: pinacoteca sala 6: l'Annunciazione di Antonello da Messina sale 10 - 18: sezione delle arti decorative (argenti, presepi, parati, mobili, gioielli, ceramiche) sala 12: i presepi, sala 15 le ceramiche
Il Castello di Federico II a Siracusa, poi detto Maniace, viene costruito fra il 1232 e 1240. I primi documenti sulla sua fondazione sono le lettere che Federico invia il 17 novembre 1239 da Lodi a suoi sottoposti collegati alla costruzione del Castello, nelle quali l'imperatore si compiace per la diligenza con la quale Riccardo da Lentini prepositus aedificiorum segue il castrum nostrum Syracusie e lo rassicura che la sua richiesta pro munitione castroum nostrorum Syracusie et Lentiní quam etiam pro Serracenis et servis nostris necessarium frumentum, ordeum, vinum, caseum, companagium, scarpas et indumenta è stata girata al tesoriere di Messina, il quale provvederà al più presto a fornirlo di tutto l'occorrente. Si noti come l’imperatore usi i termini Serracenis e servis nostris, facendo riferimento agli operai presenti nel cantiere: i Saraceni, "tecnici specializzati" venivano regolarmente stipendiati, mentre i servi no. Nel 1240, quando i castra exempta rientrano sotto la giurisdizione imperiale, il Castello di Siracusa è annoverato fra questi. Si conoscono i nomi di due castellani svevi di Siracusa: Riccardo Vetrani ed il fedelissimo Giovanni Piedilepre, al quale fa riferimento un diploma di Manfredi del 13 agosto l263. Sotto gli Angioini il Castello diviene patrimonio regio, censito nel 1273 da una commissione di inchiesta che parla di un Castrum Siragusie. La guerra fra gli Angioini e gli Aragonesi per il dominio del Regno vede il Castello opposto a difesa della città. Per quasi tutto il XV secolo il Castello è una prigione. Nel 1448, dopo uno splendido banchetto tenuto nelle sale del Castello, il capitano Giovanni Ventimiglia, fa uccidere tutti i convitati, accusati di tradimento. Per questo prode gesto ottiene dal re Alfonso di Castiglia in dono i due arieti bronzei che ornavano sino a quel giorno il prospetto del Castello. Alla fine del XVI secolo, nel piano più generale di fortificazione della città, Castello Maniace diventa un punto nodale della cinta muraria, progettata dall’ingegnere militare spagnolo Ferramolino. Nella metà del XVII secolo ulteriori opere fortificate comprendono lavori nel Castello, di non nota entità. Il 5 novembre 1704, una furibonda esplosione avvenuta nella polveriera sconvolge l'edificio. Brani di crociere e blocchi di calcare vengono lanciati nel raggio di diversi chilometri. Negli anni successivi si appresta la ricostruzione, che lascia intatte le parti rovinate dall'esplosione, mentre si creano tamponature per la realizzazione di magazzini. In età napoleonica il Castello rivive con funzioni militari e viene munito di bocche da cannone. Nel 1838, a salvaguardia dei moti che stavano scatenadosi in tutto il regno, i borbonici di Ferdinando vi innalzano una casamatta. Il Castello viene consegnato al Regno di Savoia ed utilizzato fino alla seconda guerra mondiale come deposito di materiale militare. In seguito alla smilitarizzazione dell'area si sono succeduti numerosi lavori di restauro (l'ultimo terminato nel 2010) che hanno riportato il castello agli antichi splendori, diventando oggi uno dei castelli siciliani, e non solo, più suggestivi dell'isola, un vero e proprio simbolo del potere e della genialità dell'imperatore Federico II.
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Castello Maniace
51 Via Castello Maniace
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Il Castello di Federico II a Siracusa, poi detto Maniace, viene costruito fra il 1232 e 1240. I primi documenti sulla sua fondazione sono le lettere che Federico invia il 17 novembre 1239 da Lodi a suoi sottoposti collegati alla costruzione del Castello, nelle quali l'imperatore si compiace per la diligenza con la quale Riccardo da Lentini prepositus aedificiorum segue il castrum nostrum Syracusie e lo rassicura che la sua richiesta pro munitione castroum nostrorum Syracusie et Lentiní quam etiam pro Serracenis et servis nostris necessarium frumentum, ordeum, vinum, caseum, companagium, scarpas et indumenta è stata girata al tesoriere di Messina, il quale provvederà al più presto a fornirlo di tutto l'occorrente. Si noti come l’imperatore usi i termini Serracenis e servis nostris, facendo riferimento agli operai presenti nel cantiere: i Saraceni, "tecnici specializzati" venivano regolarmente stipendiati, mentre i servi no. Nel 1240, quando i castra exempta rientrano sotto la giurisdizione imperiale, il Castello di Siracusa è annoverato fra questi. Si conoscono i nomi di due castellani svevi di Siracusa: Riccardo Vetrani ed il fedelissimo Giovanni Piedilepre, al quale fa riferimento un diploma di Manfredi del 13 agosto l263. Sotto gli Angioini il Castello diviene patrimonio regio, censito nel 1273 da una commissione di inchiesta che parla di un Castrum Siragusie. La guerra fra gli Angioini e gli Aragonesi per il dominio del Regno vede il Castello opposto a difesa della città. Per quasi tutto il XV secolo il Castello è una prigione. Nel 1448, dopo uno splendido banchetto tenuto nelle sale del Castello, il capitano Giovanni Ventimiglia, fa uccidere tutti i convitati, accusati di tradimento. Per questo prode gesto ottiene dal re Alfonso di Castiglia in dono i due arieti bronzei che ornavano sino a quel giorno il prospetto del Castello. Alla fine del XVI secolo, nel piano più generale di fortificazione della città, Castello Maniace diventa un punto nodale della cinta muraria, progettata dall’ingegnere militare spagnolo Ferramolino. Nella metà del XVII secolo ulteriori opere fortificate comprendono lavori nel Castello, di non nota entità. Il 5 novembre 1704, una furibonda esplosione avvenuta nella polveriera sconvolge l'edificio. Brani di crociere e blocchi di calcare vengono lanciati nel raggio di diversi chilometri. Negli anni successivi si appresta la ricostruzione, che lascia intatte le parti rovinate dall'esplosione, mentre si creano tamponature per la realizzazione di magazzini. In età napoleonica il Castello rivive con funzioni militari e viene munito di bocche da cannone. Nel 1838, a salvaguardia dei moti che stavano scatenadosi in tutto il regno, i borbonici di Ferdinando vi innalzano una casamatta. Il Castello viene consegnato al Regno di Savoia ed utilizzato fino alla seconda guerra mondiale come deposito di materiale militare. In seguito alla smilitarizzazione dell'area si sono succeduti numerosi lavori di restauro (l'ultimo terminato nel 2010) che hanno riportato il castello agli antichi splendori, diventando oggi uno dei castelli siciliani, e non solo, più suggestivi dell'isola, un vero e proprio simbolo del potere e della genialità dell'imperatore Federico II.
Quanto straordinario fosse considerato il teatro di Siracusa anche nell’antichità, è dimostrato dal fatto che è uno dei pochissimi teatri greci di cui le fonti storiche ricordino il nome dell’architetto: Damocopo, detto Myrilla. La sua esistenza è già accertata nel V sec. a.C.; Eschilo vi rappresentò per la prima volta le Etnee, scritte in onore del tiranno Jerone I dopo la fondazione della città di Etna nel 476 a.C., e poi ancora , sempre per la prima volta, “I Persiani”. Ma l’aspetto attuale, che lo classifica fra i più grandi teatri del mondo greco, si deve al radicale rifacimento voluto da Jerone II nel III sec. a.C .
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Teater Yunani
Via Luigi Bernabò Brea
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Quanto straordinario fosse considerato il teatro di Siracusa anche nell’antichità, è dimostrato dal fatto che è uno dei pochissimi teatri greci di cui le fonti storiche ricordino il nome dell’architetto: Damocopo, detto Myrilla. La sua esistenza è già accertata nel V sec. a.C.; Eschilo vi rappresentò per la prima volta le Etnee, scritte in onore del tiranno Jerone I dopo la fondazione della città di Etna nel 476 a.C., e poi ancora , sempre per la prima volta, “I Persiani”. Ma l’aspetto attuale, che lo classifica fra i più grandi teatri del mondo greco, si deve al radicale rifacimento voluto da Jerone II nel III sec. a.C .
La Riserva ricade nell’area del vasto altopiano ibleo che caratterizza buona parte della Sicilia sud-orientale. Estesa 3.712,07 ettari, interessa i Comuni di Sortino, Ferla, Cassaro, Buscemi e Palazzolo. Il territorio della Riserva costituisce uno straordinario complesso di grande interesse naturalistico, paesaggistico, ancorché storico-archeologico ed etnoantropologico. Il fiume Anapo – che è il principale dei numerosi corsi d’acqua perenni degli Iblei e, per lunghezza uno dei maggiori della Sicilia – nasce da Monte Lauro, e scorrendo verso oriente sfocia nel porto grande di Siracusa. Per le sue caratteristiche geomorfologiche e di orientazione generale, la Valle dell'Anapo è suddivisa in tre tratti. Il primo compreso, compreso tra Monte Lauro e Palazzolo Acreide, si estende con un vasto ed arcuato altopiano; nel secondo essa inizia ad assumere la caratteristica conformazione a canyon (cava), divenendo così stretta e con pareti ripide, poi tortuosa con ampi meandri, rigogliosa per la vegetazione che la ricopre sul fondo e talvolta sui fianchi; nel terzo tratto, che rivolgendosi verso Sud-est corre dalle falde dei Monti Climitifino al mare, la valle diviene più ampia e arcuta. Sull’altopiano e nelle sue diverse cave (Anapo, Cava Grande, Calcinara, dei Mulini) la Riserva annovera importanti associazioni vegetali mediterranee correlata ai diversi naturali.
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Necropolis of Pantalica
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La Riserva ricade nell’area del vasto altopiano ibleo che caratterizza buona parte della Sicilia sud-orientale. Estesa 3.712,07 ettari, interessa i Comuni di Sortino, Ferla, Cassaro, Buscemi e Palazzolo. Il territorio della Riserva costituisce uno straordinario complesso di grande interesse naturalistico, paesaggistico, ancorché storico-archeologico ed etnoantropologico. Il fiume Anapo – che è il principale dei numerosi corsi d’acqua perenni degli Iblei e, per lunghezza uno dei maggiori della Sicilia – nasce da Monte Lauro, e scorrendo verso oriente sfocia nel porto grande di Siracusa. Per le sue caratteristiche geomorfologiche e di orientazione generale, la Valle dell'Anapo è suddivisa in tre tratti. Il primo compreso, compreso tra Monte Lauro e Palazzolo Acreide, si estende con un vasto ed arcuato altopiano; nel secondo essa inizia ad assumere la caratteristica conformazione a canyon (cava), divenendo così stretta e con pareti ripide, poi tortuosa con ampi meandri, rigogliosa per la vegetazione che la ricopre sul fondo e talvolta sui fianchi; nel terzo tratto, che rivolgendosi verso Sud-est corre dalle falde dei Monti Climitifino al mare, la valle diviene più ampia e arcuta. Sull’altopiano e nelle sue diverse cave (Anapo, Cava Grande, Calcinara, dei Mulini) la Riserva annovera importanti associazioni vegetali mediterranee correlata ai diversi naturali.

Food Scene

Nel 1989 la prestigiosa guida Michelin inseriva il Don Camillo per la prima volta, da allora tutte le più prestigiose guide presentano il Ristorante come punto di riferimento della ristorazione Siracusana, con valutazioni che ci lusingano parlano di noi l'Espresso il Gambero Rosso , la guida Touring, Osterie d' Italia di Slow food nella sezione Oltre le Osterie, i ristoranti di Identità Golose, i Ristoranti di Bibenda, il Golosario,ed altre guide che ci scusiamo per non averle citate.
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Ristorante Don Camillo
96 Via della Maestranza
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Nel 1989 la prestigiosa guida Michelin inseriva il Don Camillo per la prima volta, da allora tutte le più prestigiose guide presentano il Ristorante come punto di riferimento della ristorazione Siracusana, con valutazioni che ci lusingano parlano di noi l'Espresso il Gambero Rosso , la guida Touring, Osterie d' Italia di Slow food nella sezione Oltre le Osterie, i ristoranti di Identità Golose, i Ristoranti di Bibenda, il Golosario,ed altre guide che ci scusiamo per non averle citate.
Pizzeria da più sale, una al piano terra ed una al piano superiore ed uno stile molto raffinato. Pizze dai sapori decisamente buoni..pomodorino sanmarzano dolcissimo,mozzarella iblea sublime,senza dimenticare il filo d'olio igp che incorniciava il tutto ecc.ecc..Personale cortese, mai invadente, conto abbordabile considerando di esser nel cuore di Ortigia a due passi da Piazza Duomo..
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Pizzeria Schiticchio
30 Via Cavour
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Pizzeria da più sale, una al piano terra ed una al piano superiore ed uno stile molto raffinato. Pizze dai sapori decisamente buoni..pomodorino sanmarzano dolcissimo,mozzarella iblea sublime,senza dimenticare il filo d'olio igp che incorniciava il tutto ecc.ecc..Personale cortese, mai invadente, conto abbordabile considerando di esser nel cuore di Ortigia a due passi da Piazza Duomo..
Posti così meritano il rispetto della gastronomia Siciiana. Buono tutto, dall'ospitalità al buon servizio, preparazione eccezionale del cibo che è di prima qualità. Per Siracusa e per quanto proposto il costo è generoso e proporzionato alle portate.
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La Tavernetta da Piero
59 Via Cavour
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Posti così meritano il rispetto della gastronomia Siciiana. Buono tutto, dall'ospitalità al buon servizio, preparazione eccezionale del cibo che è di prima qualità. Per Siracusa e per quanto proposto il costo è generoso e proporzionato alle portate.
Grazioso locale affacciato su una strada del centro con tavolini all'esterno ..... Cucina di pesce sicuramente fresco .... Tanti i primi da scegliere ma ottimi anche gli antipasti ...... Complimenti .... Perfetto il rapporto qualità prezzo
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Ristorante Sicilia in Tavola
28 Via Cavour
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Grazioso locale affacciato su una strada del centro con tavolini all'esterno ..... Cucina di pesce sicuramente fresco .... Tanti i primi da scegliere ma ottimi anche gli antipasti ...... Complimenti .... Perfetto il rapporto qualità prezzo
Questa tavernetta, ubicata tra gli incantevoli vicoli del quartiere ebraico di Ortigia, è un localino accogliente per trascorrere una piacevole serata in coppia o tra amici. Perfetta per assaporare le specialità siciliane e ottimi vini. Se sei vegetariano trovi una scelta ampissima di piatti buonissimi. Consigliato x i taglieri di formaggi e salumi ottimi, caponata e parmigiana squisite, tutto preparato con prodotti a Km zero il pane poi… delizioso!!!!! La cortesia del proprietario la rende un luogo veramente piacevole Ottimo rapporto qualità/prezzo. Consigliatissimo!
Taverna Giudecca Ortigia
7 Via della Giudecca
Questa tavernetta, ubicata tra gli incantevoli vicoli del quartiere ebraico di Ortigia, è un localino accogliente per trascorrere una piacevole serata in coppia o tra amici. Perfetta per assaporare le specialità siciliane e ottimi vini. Se sei vegetariano trovi una scelta ampissima di piatti buonissimi. Consigliato x i taglieri di formaggi e salumi ottimi, caponata e parmigiana squisite, tutto preparato con prodotti a Km zero il pane poi… delizioso!!!!! La cortesia del proprietario la rende un luogo veramente piacevole Ottimo rapporto qualità/prezzo. Consigliatissimo!
Pizzeria e Ristorante Un posticino davvero carino, dove l'ottima cucina si coniuga all'accoglienza gradevole e ad una sala dalle ampie volte arredata con semplicità e gusto. Eccellente il pesce fresco e le saporite insalate ed una buonissima pizza.
Civico 25
25 Via Malta
Pizzeria e Ristorante Un posticino davvero carino, dove l'ottima cucina si coniuga all'accoglienza gradevole e ad una sala dalle ampie volte arredata con semplicità e gusto. Eccellente il pesce fresco e le saporite insalate ed una buonissima pizza.
supermercato alla fine di via Cavour proveniendo da Piazza duomo, un'altra bottega con personale gentilissimo si trova in via Roma
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Via Cavour
Via Cavour
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supermercato alla fine di via Cavour proveniendo da Piazza duomo, un'altra bottega con personale gentilissimo si trova in via Roma

Drinks & Nightlife

tantissimi bar e pub pieni di turisti si trovano in Ortigia dove puoi ascoltare musica dal vivo
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Ortigia
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tantissimi bar e pub pieni di turisti si trovano in Ortigia dove puoi ascoltare musica dal vivo

Essentials

discretamente fornito con personale gentile.
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Via della Maestranza
Via della Maestranza
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discretamente fornito con personale gentile.
farmacia in ortigia
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Antica Farmacia Ortigia del dott. S. Insirello
21 Via Roma
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farmacia in ortigia

Shopping

molto ben fornito uomo donna bambino
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ZARA
4-14 Corso Giacomo Matteotti
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molto ben fornito uomo donna bambino
molto ben fornito
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SOS Sartoria Rapida
89 Via Umberto I
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molto ben fornito

Parks & Nature

bellissimo parco molto ben gestito dove il proprietario cucina piatti favolosi, percorsi tra gli alberi con diverse difficoltà molto bello e caratterstico raggiungibile in 50 minuti da Siracusa direzione Palazzolo- Buccheri
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Parcallario
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Mare bellissimo raggiungibile facilmente con i mezzi a circa 8 chilometri dalla città acque stupende
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Arenella
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Mare cristallino
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Fontane Bianche
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